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BERLIN, 2002
appunti di viaggio

 

 

:: 11.2.02 ::
 

Il cielo sopra Berlino è grigio; un grigio Fassbinderiano, Wendersiano, a voler fare i cinefili, ma grigio rimane.Breve fuga in questa città meravigliosa, mai terminata, mai illuminata per l'inaugurazione, che buia era e rimane, e forse sarà sempre.

Ah, come è bello passeggiare per i marciapiedi sfibrati di Berlino la notte. Ti sembra di vederle ancora, le facce delle persone, quelle della città divisa.
Ti sembra di vederle a destra e a sinistra, ad est e ad ovest le facce, io me le sono sempre immaginate tristi. Raccolte in un intimo, uniforme dolore dentro le loro case grigie, quelle ad est, a cercare di dimenticare ciò che sta intorno, ciò che sta al di là. Abbandonate, semplicemente abbandonate, quelle ad ovest, come in una brutta dependance di un bell'albergo.

Berlino è così, per me, tutte le vecchie piastrelle della metropolitana color verde cesso, trasudanti sporco e grasso mal lavato, sono ben più reali dei nuovi cartelli uniformi, uguali a destra ed a sinistra, con il font delle scritte aggiornato ai dettami grafici delle metropolitane europee. I nuovi vagoni, prodotti in Baviera, niente possono di fronte alle vecchie carrozze con improbabili boiserie in legno e sedili multicolore molto anni '70, molto inguardabili, ma belli. Quelle vecchie sono persino più silenziose, più adatte a meglio ospitare le facce silenziose dei viaggiatori, di qua e di là.

Una cosa veloce, questo business trip a Berlino. Solo il tempo di godersi qualche giro all'est e diverse birre nel bar del centro sociale con annesso negozietto. Alla faccia del negozietto, questi punk tedeschi biondi e stonati hanno raccolto i loro artisti in giro per le strade, hanno messo su un'officina nel cortile occupato e ti producono di quei manufatti d'arte in metallo che poi arrivano quelli bassi, di tedeschi, quelli con la Mercedes, la panza la giacca e la cravatta, entrano e quelli si, che ce li hanno gli assegni lunghi lunghi per comprare i manufatti d'arte in metallo.

L'amica thailandese non è qui stavolta, l'amica tedesca Ulrike è troppo tedesca, troppo di Osnabrueck per passarci più d'una sera insieme.
Il mio albergo è sul mitico Kurfustendamm, quello dove andavano a rubare Christiane F. e i suoi ragazzi dello zoo per poi farsi le pere, una zona un tempo squallido quartiere commerciale, ora semplicemente quartiere commerciale.

L'albergo stasera era pieno, infatti a Berlino c'è un grosso convegno sulla menopausa, la città è piena di ginecologi. La collega con la quale viaggio stavolta aveva sbagliato la prenotazione della stanza e non c'era più posto, così le ho lasciato la mia e me ne sono andato in un altro hotel, sorpresa, ancora più bello, nuovissimo. Arredamento di tendenza, molto essenziale, design nordico, tutto grigio con fiammate di colore qua e là, gli oggetti dalle forme squadrate ed appuntite e dai colori pastello, tutto molto bello, tutto molto tecnologico, sennonchè tra due anni, per forza, gli oggetti pastello saranno tutti sporchi e le forme appuntite inevitabilmente smussate.

Questo fa il tempo, per forza, a tutte le cose. Ma qui no.
A Berlino ciò che è nuovo, sì, si corrompe; il passato invece rimane fisso, vecchio, buio, grigio

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